Il Palazzo Ducale di Parma, del Giardino o “Palazzetto”, così definito da Vasari per la sua somiglianza a quelli dell’Italia centrale, fu fortemente voluto nel 1561 dal duca Ottavio Farnese, di origine laziale, che lo elesse a sua residenza estiva. Pare che il progetto fosse del Vignola.
Era però Palazzo della Pace il vero Palazzo Ducale di Parma. Situato accanto alla Pilotta, fu distrutto dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Poiché sorgeva all’interno del parco, il Palazzo Ducale era piuttosto fresco e utilizzato durante la bella stagione come luogo di villeggiatura. Le mura spesse impedivano all’afa di penetrare e le nobildonne parmigiane venivano qui a partorire.
In origine al suo interno non erano presenti camini, era perciò impensabile abitarvi durante la stagione invernale. Assenti anche cantine e dispense, le pietanze venivano preparate nella cucina di corte di Palazzo della Pace.
Oggi il Palazzo Ducale di Parma è sede del RIS.
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Architettura del Palazzo Ducale di Parma
Non si sa con certezza chi fu l’architetto del maestoso edificio, forse Giacomo Barozzi, ma molti elementi sono stati aggiunti o restaurati in seguito, come il portone e il balcone centrale opera di Petitot nel Settecento. Il portone centrale si apriva su una grande opera di ingegneria idraulica, una fontana con ninfeo e annessa grotta.
Salendo le scale, al primo piano si trovavano le stanze dei duchi e della servitù. Sono ancora visibili due sale Cinquecentesche e tre sale Settecentesche, postume rispetto al periodo di costruzione del Palazzo.
Sala del Bacio o della voluptas
Gli affreschi sulle pareti di questa sala sono un palese invito al piacere, alla voluptas virgiliana, e sono ispirati all’Orlando Innamorato, poema cavalleresco che ruota attorno al tema della necessità di salvare Orlando da ciò che lo sottrae dal suo compito di cavaliere. La parete centrale raffigura alcune streghe nell’atto di sedurre il paladino.
I colori quasi fiabeschi degli affreschi rimandano alla scuola bolognese, forse a Girolamo Mirola, e all’influenza dei pittori fiamminghi.
Sala Alcina o dell’Ariosto
Nella seconda sala Cinquecentesca ritorna la tematica erotico-amorosa. Protagonista degli affreschi è l’amore tra Circe (Alcina) e il paladino Ruggiero. Anche in questo caso sono evidenti i richiami fiabeschi e manieristici, ma l’attribuzione è incerta. Forse il bolognese Girolamo Mirola ancora una volta, o Jacopo Zanguidi, pittore parmigiano noto come Bertoja.
Sala d’Erminia
In questa meravigliosa sala Settecentesca gli affreschi si ispirano a un episodio della Gerusalemme Liberata di Tasso, il momento in cui Erminia insegue Tancredi. L’opera celebrava le nozze tra Odoardo I, duca di Parma e Piacenza, e Margherita De’ Medici.
Sala degli amori di Zeus
È la sala più spettacolare, questa volta a celebrazione delle nozze di Ranuccio I Farnese e Margherita Aldobrandini.
Le tematiche sono un richiamo alla mitologia greco-romana, agli episodi del trionfo di Venere, delle nozze di Peleo e Teti e di Giove (nelle vesti di “toro”) che seduce Europa. L’opera è stata attribuita al bolognese Carlo Cignani.
Il soffitto raffigura degli angioletti che scoccano le frecce dell’amore, opera di Agostino Carracci, bolognese sepolto in duomo e apprezzato da Matisse.
Nei bassorilievi agli angoli del soffitto sono scolpite le metamorfosi di Zeus, utilizzate dal padre degli dei per sedurre le giovani greche.
Sala degli uccelli
Nell’ultima sala visitabile nel Palazzo Ducale di Parma si ammirano i sontuosi arredi dal gusto Luigiano. La stanza era utilizzata nell’Ottocento dalla duchessa Maria Luigia come sala di rappresentanza. Oggi “Sala degli Uccelli” per via dei volatili stuccati sulla volta a botte. Nell’ambiente è presente un camino, postumo rispetto alla struttura originaria.
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